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FREDDIE MERCURY

Farrokh (Frederick) Bulsara, in arte Freddie Mercury, nacque il 5 settembre 1946 sull’isola di Zanzibar, una colonia inglese che oggi fa parte della Tanzania, nell’Africa orientale. Malgrado il cognome e il luogo di nascita, ebbe entrambi i genitori britannici, Bomi & Jer – suo padre fu un diplomatico inglese di origini persiane. La sua vita iniziò sotto i migliori auspicî, visto che a un anno fu già in vetrina, grazie a un amico fotografo che ne espose il ritratto. Dopo aver vissuto un’infanzia agiata da parenti in Arabia, a otto anni il lavoro del padre lo costrinse a trasferirsi a Bombay, in India: lì vicino, a Panchgani, frequentò il S. Peter College dove, inter alia, prese lezioni di piano raggiungendo il 4° livello in teoria e pratica. Freddie (che per comodità chiamerò F) descrisse il collegio come un posto in cui dovevi fare quello che ti veniva detto, così la cosa più sensata era di trarne il massimo vantaggio… sono cresciuto molto velocemente. Evidentemente fu una giusta educazione. Tutte le cose che si dicono sui collegî sono più o meno vere. I timori, le prepotenze, l’oppressione e tutto il resto. Ottimo studente e dotato anche di un pregevole talento artistico, F eccelse anche nello sport. Fu infatti un abile velocista e un discreto boxer, nonché un ottimo disegnatore; amò cantare da subito e diventò così la prima voce del coro scolastico. Il primo gruppo rock formato da F si chiamò ‘Hectics’ e allietò le feste e i ricevimenti del S. Peter. Si vuole che la fantasiosa mitologia orientale abbia stimolato l’immaginazione e il gusto creativo del giovane F; egli, infatti, fu sempre affascinato dall’arte giapponese e antica, tanto che ne divenne un fanatico collezionista.
Nel 1963, a causa di agitazioni politiche, l'intera famiglia si trasferì in Inghilterra (compresa la sua piccola sorella Kashmira), in un appartamento nella poco lussureggiante Feltham, Middlesex, a pochi passi dalla casa della famiglia May. F e Brian però si conobbero solo qualche anno dopo, da studenti. Seguì presto moltissimi gruppi e cantanti degli anni ’60. Per non dipendere troppo dalla famiglia, trovò lavoro come scaricatore; ciò gli permise di proseguire gli studî.
F uscì dalla scuola di Isleworth nel 1964 con questi punteggi: tre "O" e un "A" in arte.
Così, nel 1966, per studiare illustrazione grafica, si iscrisse all’istituto d’arte Ealing, dove a quel tempo tra gli studenti vi erano Pete Townshend (Who) e Ron Wood (Rolling Stones). Sentì che la laurea in arte e design sarebbe stata un primo ingrediente del suo successo, e infatti gli fu utile più volte per la realizzazione delle copertine dei dischi dei Queen. Le scuole d’arte ti insegnano ad essere più conscio delle tendenze, ad essere sempre un passo avanti. Ma la musica fu la rivale del suo amore per il disegno e mosse così i primi passi all’affermazione, con gruppi locali: i Sour Milk Sea e i Wreckage, quest’ultima, una blues band dove F sperimentò i primi rudimenti della sua arte da entertainer; il primo vero gruppo al quale prese parte si chiamava Ibex. L’hard rock cominciò appena a emergere nella forma data da Eric Clapton (Cream) e da Jimy Hendrix: F amò il potere del rock, ma gradì anche le armonie dei Beach Boys.
Nel 1969, ottenuta la laurea, entrò a far parte del gruppo di May. Fu il bassista degli Smile, Tim Staffel, a fare da tramite tra Brian, Roger Taylor e F. Quest’ultimo, amico e coinquilino di Staffel, si associò a Roger nella gestione di una bancarella di vestiti usati nell’elegante mercato di Kensington. Brian ricorderà come F fosse tutt’altro che scarso in consiglî e come dopo avere assistito a svariati concerti degli Smile arrivò ad esclamare: Perché sprecate il vostro tempo così? Dovreste fare del materiale più originale… dovreste dare di più, dimostrare di più in termini di creatività… se fossi il vostro cantante, saprei io cosa fare… Si battezzò Mercury, dal mitologico messaggero degli dèi (Mercurio) – probabilmente sentì di avere un messaggio per qualcuno, in qualche luogo… Lo studente d’arte fu subito messo all’opera disegnando lo stemma ufficiale, che avrebbe distinto sempre i Queen: F s’ispirò ai loro segni zodiacali (era il 1971), quindi furono pronti per l’esordio pubblico. Anche in seguito i disegni di F per il gruppo non ebbero paragoni. F voleva fama e successo… ma a suo modo. Ci tufferemo nel rock, e ne faremo il nostro lavoro, senza mezze misure. Saremo i Cecil B. de Mille del rock! Sempre alla ricerca di qualcosa di più grande e migliore. Ma per farlo, bisogna avere talento. La nostra forza è nella musica. Fu catturato dalla musica di Hendrix: i tre dovettero chiudere la bancarella al Kensington Market, nel giorno della morte di Jimy (18 settembre 1970). Quella bancarella fu l’inizio di ciò che diventò Glam Rock, sebbene fosse tutto ancora molto confuso. Quando arrivarono a dividere un appartamento, F portò in casa alcune grosse valigie piene di roba, dalle quali tirò fuori qualche orribile striscia di stoffa dicendo: Guardate questo meraviglioso vestito! Faremo una fortuna! Brian ricorderà: Nessuno ha mai capito con sicurezza da dove sia saltato fuori. May e Taylor rimasero interessati alle idee di F. Il piano di Mercury fu abbastanza semplice: combinare la durezza dei Led Zeppeling con un gusto visivo di nuovo genere: oltraggiosità più sensibilità pop. Il glam non era ancora stato inventato e F era l’uomo giusto per farlo. Così l’ovvio modello fu Jagger, che per anni percorse la strada dell’oltraggiosità con successo. Il suo primo compito fu di porre il gruppo nel mondo musicale. Inventai il nome Queen… è solamente un nome, ma certo molto regale e suona splendidamente… è un nome forte, universale e molto diretto. Ha un sacco di potenziale visivo ed è aperto a qualsiasi sorta d’interpretazione. Fui ovviamente conscio delle connotazioni omosessuali, ma ciò era soltanto una delle sfaccettature. Anche la vita personale di F fu ‘aperta a interpretazioni’, ma nell’era pre-aids, non fu qualcosa in cui i restanti membri del gruppo – tranne la stampa – vollero mai mettere naso. F, eccellente pianista, dedicò molto tempo libero al pianoforte, che suonò nei dischi, oltre alle tastiere. Ostinato perfezionista e raffinato autore, trascorse ore ed ore a studiare l’equilibrio perfetto tra gli elementi spesso apparentemente incompatibili, che formarono il suono-Queen. Fu anche un ballerino mancato: Non so proprio come possano farcela quei ballerini – gli stessi passi tutte le sere… Io non potrei esibirmi in un contesto tanto schematico… La sua acuta megalomania e il suo spirito esibizionista furono parte del forte carisma che lo contraddistinse sempre. Tutto sommato, è stato un po’ difficile abituarmi a essere una rockstar. Ho sempre pensato che la mia faccia somigliasse più a quella di un cameriere italiano che a uno scatenato cantante rock… F somigliò e si atteggiò di continuo e fin dai primi tempi come una star, sebbene all’inizio fosse senza un soldo. Fu una vera forza della natura: la sua voce inconfondibile, potente e duttile, le straordinarie qualità espressive e di compositore, l’insopprimibile istinto da primadonna, le pagliacciate, che spesso oltraggiarono il pudore, la virilità e la concomitante scandalosa ambiguità, lo resero popolare in tutto il mondo. Marilyn Monroe fu la sua attrice favorita e Aretha Franklin giusto una dei suoi molteplici cantanti preferiti; amava bere sia champagne che Vodka ghiacciata e la cucina indiana era una delle sue predilette. Per gli stessi motivi, la forte e variegata personalità di Mercury finì forse per offuscare gli altri componenti del gruppo. John: A volte, probabilmente tutti e tre ci sentiamo un po’ l’ombra di Freddie. Se avesse voluto, avrebbe potuto lavorare da solo in qualsiasi momento, ma, senza gli altri del gruppo, il sound non sarebbe stato lo stesso. La sua im-magine pubblica era molto forte, ma la band era formata da quattro elementi e abbiamo sempre collaborato tutti alla riuscita delle nostre canzoni. Ma soprattutto eravamo uniti. F: Senza i Queen non sarei nessuno. La stampa ha sempre detto che io sono il più scatenato e che gli altri sono persone tranquille e senza personalità, ma non è affatto così! Potrei raccontare delle storie incredibili su Brian e gli altri…
Nel 1977, F coprodusse (assieme a Baker) un album di Peter Straker, ‘This one’s on me’.
Egli amava moltissimo l'opera e la danza, così, nell’estate del 1979, Derek Dean e Wayne Ealing lo invitarono a unirsi a loro sul palco, al Royal Ballet per una serata, esibendosi nella versione coreografica di ‘Bohemian Rhapsody’ e ‘Killer Queen’. F provò per settimane ma la stampa ignorò completamente l’avvenimento. Indossavo una sciarpa bianca, disse, e avevo in mano un bicchiere di vino, quando venni presentato al principe Andrea. Ero talmente nervoso che non mi ero reso conto che la mia sciarpa era finita nel bicchiere. Comunque avevo cercato di rimanere calmo e improvvisamente il principe mi disse: «Freddie, non credo che tu voglia davvero bagnarla tutta…». Tirò fuori la sciarpa dal bicchiere e il ghiaccio finì tra noi… Io dissi: «Grazie a Dio mi ha messo a mio agio. Adesso posso dire un po’ di strane parolacce». Allora siamo scoppiati entrambi a ridere. Lui era davvero immedesimato nello spirito delle cose, e aveva perfino danzato. È abbastanza alla mano, in questo genere di situazioni… Sono molto rispettoso della regalità, perché mi sento tremendamente patriottico.
La costante compagna di F, agli inizî della carriera e per sette anni consecutivi, fu Mary Austin, direttrice del Biba, una boutique a Kensington. La descrisse come la sua ‘convivente’, ma il suo stile di vita bisessuale, li vide diventare più come un fratello e una sorella. La nostra storia d’amore si è conclusa in lacrime, ma tra noi è cresciuto un forte legame, qualcosa che nessuno può toglierci. Tutti i miei amanti mi hanno chiesto perché non potessero sostituirla, ma è semplicemente impossibile. Io non sono geloso dei suoi amanti, perché ovviamente lei deve vivere la sua vita così come devo farlo io. Fondamentalmente, cerco di assicurarmi che lei sia felice con quelli con cui sta, e lei fa lo stesso con me. Abbiamo cura l’uno dell’altra e questa è una forma d’amore meravigliosa. Potrei avere tutti i problemi del mondo, ma avrei Mary, e questo me li farebbe superare. Non potrebbe esserci persona migliore a cui lasciare tutto, quando me ne andrò. Naturalmente anche i miei genitori sono citati nel mio testamento, così come i miei gatti – ma la maggior parte andrà a Mary… Se dovessi morire domani, Mary sarebbe l’unica persona in grado di avere a che fare con la mia fortuna. Lei lavora nella mia organizzazione e ha cura del mio aspetto finanziario e di tutte le mie proprietà. Lei ha gli incarichi di autista, cameriera, giardiniera, promotrice e avvocatessa… (…) Non potrei innamorarmi di un uomo così come mi innamoro di una ragazza.
Inizialmente, quando i Queen raggiunsero i titoli della carta stampata, la vita privata di F stranamente non venne subito toccata: i processi sui giornali scandalistici, come ebbe Elton John, ancora non lo riguardarono. Ma questa pacifica situazione durò ben poco. Pensatela come vi pare, ma io mi sento proprio come una prostituta della musica. Mi piace indossare abiti, vestiti e pantaloni in pelle… forse perché vorrei avere addosso il pelo di una pantera nera. (…) Il travestimento del video di ‘I want to break free’, non è affatto una dichiarazione di appartenenza gay! Se lo avessi fatto, chi mi conosce si sarebbe messo a ridere. Il caso più eclatante si ebbe nel febbraio ’84, quando il quotidiano The Sun, pubblicò un’intervista a F Mercury, centrata sull’ammissione: «Oh si, sono gay; lo sono sempre stato». È una citazione completamente inventata. Ma fin dal principio la stampa ha sempre scritto quello che voleva riguardo ai Queen e continuerà a farlo. La giornalista che ha scritto l’articolo voleva da me uno scoop e io non le ho rilasciato proprio niente. Le ho detto: «Cosa vuoi sentire? Che spaccio cocaina?». Ma per l’amor di Dio, se volessi fare una grande confessione a proposito della mia vita sessuale, tra tutti i giornali la farei proprio al Sun?! Non è proprio possibile, sono troppo intelligente. L’anno dopo, F venne visto in pubblico con una nuova compagna, la quarantaduenne attrice tedesca Barbara Valentin. Barbara e io abbiamo un legame più forte di tutti quelli che ho avuto negli ultimi sei anni. Posso davvero parlare con lei, ed essere me stesso in un modo davvero raro.
Nel 1983 F ammise: Rod Stewart, Elton John e io stavamo per formare una band chiamata ‘Hair, Nose & Teeth’ (Capelli, naso e denti); ma non ci riuscimmo, perché con i nostri ego non riuscivamo a metterci d’accordo sull’ordine delle parole… Naturalmente io volevo si chiamasse ‘Teeth, Nose & Hair’. (…) Michael Jackson e io ci siamo un po’ persi di vista dopo l’enorme successo del suo ‘Thriller’. Lui si è semplicemente ritirato nel suo mondo. Due anni fa eravamo soliti divertirci un sacco andando insieme nei locali, ma adesso lui non vuole uscire dalla sua fortezza. È davvero triste. È tanto preoccupato che qualcuno gli faccia del male che è praticamente diventato paranoico riguardo a tutto.
Nel settembre 1984, F cedette il brano ‘Love kills’ (suo primo singolo solista) a Giorgio Moroder, perché lo utilizzasse nel remake del classico del film muto di Fritz Lang, Metropolis.
Nel corso del maggio ’85, poi, apparve il primo album solista di F, ‘Mr bad Guy’, il quale seguiva di poche settimane la pubblicazione del singolo ‘I was born to love you’. L’album, più delicato e per alcuni tratti più melodico rispetto al materiale dei Queen, enfatizzò un aspetto di F che probabilmente pochi immaginavano avesse, ma che comunque faceva parte della sua ricca personalità. Certamente, la varietà dei sapori racchiusi nell’album, dettero soltanto un’idea dei moltissimi gusti musicali che affascinarono il cantante durante la sua esistenza: dai ritmi brasiliani alle dolci melodie delle orchestre sinfoniche. Raggiunse il numero 6 della classifica. In settembre venne pubblicato il terzo singolo ‘Living on my own’. Un altro brano dell’album, ‘Foolin’ around’, venne destinato alla colonna sonora del film di Nick Nolte, ‘Teachers’.
Nel 1986 F prestò la sua voce al tema conduttore del musical teatrale ‘Time’ della star degli anni sessanta, Dave Clark. Il singolo venne pubblicato il 24 maggio e raggiunse il n° 24 delle classifiche discografiche britanniche. Come Stevie Wonder, anche F, pur partecipando alla colonna sonora, non prese mai parte alla produzione teatrale allestita da Clark. In luglio seguì la pubblicazione del suo primo video-EP, composto dai quattro brani già citati e da ‘Made in heaven’. Bandito dalla televisione, il video di ‘Living on my own’ divenne un immediato pezzo da collezionisti. Le immagini erano una sorta di festa chiassosa di circa 300 amici, che consumavano caviale e champagne alla festa per il 39° compleanno del cantante, tenuta a Monaco nell’ottobre del 1985. Era da tanto tempo che volevo fare un album da solista e il resto della band mi ha incoraggiato a realizzarlo. Ne sono felice. Volevo occuparmi di cose come il ritmo reggae e un paio di brani li ho fatti con un’orchestra sinfonica. Ha un suono davvero ricco. (…) Sono soddisfatto anche della mia voce. Amo sia rauca. È tutto il mio fumare. È perché fumo che ho una voce così rauca. Molte canzoni sono centrate sui rapporti e le relazioni interpersonali: sono posseduto dall’amore – non lo siamo tutti? La maggior parte delle mie canzoni sono delle canzonette amorose, le restanti parlano di tristezza, torture e dolore. Allo stesso tempo sono frivole e ironiche – è la mia natura. In questo album ci ho messo il mio cuore e la mia anima. Ha un carattere molto più ritmico della musica dei Queen e presenta anche delle ballate davvero commoventi.  Mi piace scrivere canzoni d’amore; l’amore e la mancanza d’amore continuerà per sempre e ci sono così tanti modi diversi in cui la gente s’innamora e si disinnamora, che scrivere e cantare sull’amore è una cosa che non ha limiti. Sono una persona che ama molto, sapete? (…) Mi piace comporre canzoni per puro divertimento, di rapido consumo. Dopo averle sentite, la gente può gettarle via come un fazzolettino usato. La ascolti, ti piace, la getti e vai alla prossima. Pop commerciale, certo… Mi sembra di scrivere un mucchio di canzoni tristi perché, in realtà sono proprio una persona tragica.
Nel 1987, F lasciò la CBS Records per la casa discografica dei Queen, la EMI-Parlophone e in marzo pubblicò ‘The great pretender’ che arrivò al più alto gradino allora raggiunto da un singolo di F come solista, toccando il numero 4 delle classifiche discografiche. Ebbe un buon successo, anche se il suo secondo LP passò quasi inosservato. Nel video indossò abiti femminili, mentre in ottobre osò fare duetto con la cantante lirica spagnola Monserrat Caballé. Non immagino come potranno reagire i fan dei Queen. Penso solo che lei abbia una voce meravigliosa e credevo di continuare soltanto a gustarmela, mai immaginando che mi chiedesse di cantare con lei. Ma così è stato, mio Dio! È successo che l’ho nominata in una trasmissione televisiva spagnola e lei mi ha cercato… F infatti, nel 1986, fu intervistato nel programma di arte spagnola ‘Informe Semanal’ e stupì l’interlocutore quando annunciò di essere a Barcellona per incontrare Montserrat Caballé. Il messaggio fu recepito e nove mesi dopo, (quasi come dopo una gestazione), i due si incontrarono all’Hotel Ritz di Barcellona per pranzare assieme. F era volato lì con il compositore/arrangiatore Mike Moran e il suo agente Jim Beach. Si presentò avendo già registrato due canzoni specialmente scritte per la cantante lirica. Durante il pranzo le fece ascoltare a Montserrat e subito decisero di registrare un album insieme. Il resto del pomeriggio lo spesero nella sala-giardino del Ritz, con Mike e un pianoforte. La domenica seguente Montserrat ottenne un tutto esaurito con un recital londinese a Covent Garden e, quando le venne chiesto il bis al termine dello spettacolo, sorprese il suo pubblico (compreso F) con l’esecuzione della canzone ‘Exercises in free love’. La sera stessa cenò a casa di F e gli chiese di scrivere una canzone speciale per la sua amata città natale. Ne uscì ‘Barcelona’, che fu registrata nell’aprile ’87 e per la prima volta eseguita al Ku Club di Ibiza il 29 maggio, includendola come finale allo spettacolo televisivo in mondovisione ‘Ibiza ‘92’. L’enorme impatto emotivo, che quella canzone ebbe sul pubblico spagnolo, incitò i due cantanti ad andare avanti col loro progetto, tanto che F promise subito ulteriori frutti della strana collaborazione. Il titolo del singolo tanto amato (che entrò subito nella Top Ten), divenne anche quello dell’album che ne conseguì. ‘Barcelona’ (un intreccio unico di rock e opera) tirò fuori da F una musica che forse non sapeva di avere e gli portò un nuovo genere di pubblico. Un secondo singolo che uscì in contemporanea coll’album fu ‘The golden boy’. Secondo un comunicato stampa della casa discografica: Una gloriosa celebrazione della potenza del pop e della passione dell’opera. Il lavoro venne accolto da reazioni contrastanti da parte della critica. Il pubblico lo portò al n° 25 delle classifiche, 19 posizioni sotto l’LP solista di F di tre anni prima. Al teatro operistico Avinguda de Maria Cristina di Barcellona si tenne un concerto di gala per festeggiare l’inizio dei lavori nella città che ospitò le Olimpiadi del 1992. Oltre allo spettacolo dato dalla coppia Mercury-Caballé, vennero presentate le esibizioni di Eddy Grant, Jerry Lee Lewis, Spandau Ballet e del ballerino Rudolf Nureyev. Al termine del suggestivo spettacolo, un F con stivali texani e una Caballé in lustrini e paillettes interpretarono ‘Barcelona’ con un finale scandito da fuochi d’artificio; alla stampa internazionale non vennero rilasciate interviste. L’assenza di microfoni indicò come in realtà stessero cantando in playback; F: Per cantare dal vivo avevamo bisogno di provare a lungo… sono brani difficili e noi non avevamo avuto proprio abbastanza tempo per provare. Due giorni dopo al Bar del Ridotto nella Royal Opera House, F ruppe il silenzio: Non immagino come reagiranno a tutto ciò i fan dei Queen; la cosa peggiore è che la definiscano un’opera-rock, che in realtà è un termine decisamente pesante. Non si può proprio appiccicargli un’etichetta, dato che sto facendo brani che non ho mai fatto prima, il genere di brani ad hoc per le nostre voci. Ho trovato davvero difficile comporli e cantarli perché bisognava mettere a punto tutti i registri, e poi erano tutti duetti. Nel gennaio dell’anno dopo uscì il terzo singolo della coppia ‘How can I go on’, che entrò in classifica al 95° posto rimanendo per una settimana nella Top 100. In febbraio, Channel 5 fece uscire un video-Ep composto da tre brani delle esibizioni di Mercury-Caballé, pubblicato poi anche in versione video-Cd.
Verso la fine del 1988, il duo operistico presentò uno spettacolo allo stadio Avinguda De Maria Cristina a Barcelona.

All’apparenza F fu pieno di amici, e c’era da aspettarselo: Cari, sono semplicemente grondante di soldi, ammise, può essere volgare ma è meraviglioso! Tutto ciò che desidero dalla vita è fare un mucchio di soldi e spenderli. Spendo e spando senza problemi… Domani potrei essere senza una lira, ma in qualche modo credo che ce la farei lo stesso a risalire la china. (…) Amo avere molto denaro, ma non sto a contarlo… Poiché ne ho molto più di quello che mi serve, ne regalo parecchio alla gente che mi piace. Cerco di godermi la vita, e se non avessi denaro, non smetterei per questo di divertirmi. All’inizio, quando facevo fatica a guadagnare dei soldi, li mettevo da parte per un paio di settimane, e poi li bruciavo in un solo giorno, così da avere una vampata di divertimento. Eclettico ed estroverso, amò recarsi alle aste di Sotheby’s o nei negozî di Cartier; la sua casa divenne il regno delle rose e delle porcellane giapponesi. Amò trascorrere le serate nei pub e nei locali notturni più equivoci. Sono molto frivolo e mi piace divertirmi; qual è il modo migliore di farlo se non di fronte a 300.000 persone? È lì che divento vivo, sul palco; è la mia natura. Nella vita reale non sono così, ma il mio carattere è composto da diversi ingredienti, e questo è uno degli elementi. È il mio lavoro; non mi piace salire sul palco, sedermi su di uno sgabello e fare il mio spettacolo così; mi piace esibire le mie canzoni, è una parte dell’industria dello spettacolo. Sul palco sono così vigoroso, che mi sembra di aver creato un mostro. Mentre mi esibisco sono estroverso, quando dentro sono un uomo completamente differente. I suoi festini spesso duravano settimane; un ricevimento negli Stati Uniti per il suo 35° compleanno fu predisposto per durare tre giorni, mentre finì per protrarsi un mese intero! Dietro l’immagine pubblica visse un uomo con delle grosse difficoltà nello stabilire relazioni a lungo termine. Mi sembra di fare piazza pulita della gente e di distruggerla, confessò in una rara intervista del 1985. Ci dev’essere un elemento distruttivo in me, perché cerco in tutti i modi di costruire delle relazioni durature, ma in qualche modo faccio scappare la gente. La colpa della fine delle mie storie, ricade sempre su di me, perché sono io quello che ha successo. Con chiunque stia, sembra che si mettano a combattere per rivaleggiare con me, e per finire super-compensati. Allora finiscono per distruggermi completamente. Non posso vincere. Per me l’amore è come la roulette russa. Nessuno ama davvero la mia intima essenza, si innamorano tutti della mia fama, della mia celebrità. Io mi innamoro troppo rapidamente e finisco sempre col venir ferito. Sono coperto di cicatrici. Ma sostanzialmente io non posso aiutarmi in alcun modo, perché sono troppo delicato – ho questa corazza dura, da macho, che proietto quando vado in scena, ma in me c’è anche un lato troppo delicato, che si scioglie come il burro. Tento di tirarmi indietro quando sono attratto da qualcuno, ma proprio non posso tenere l’amore sotto controllo. Tutte le mie storie da una notte, fanno parte del mio personaggio. Quello che voglio davvero è un grande amore. Vizio tremendamente i miei amanti, mi piace renderli felici e mi piace immensamente far loro regali meravigliosi e costosi. Si può avere ogni cosa del mondo materiale e continuare ad essere la persona più sola; questo è il tipo di solitudine più amara. Il suo appetito per la ribalta decrebbe drammaticamente, e altrettanto clamorosamente, anche le priorità personali si contrassero e cambiarono. Con il tempo ho imparato a ridurre le mie smargiassate nel modo di vestire e di comportarmi sul palco. Quando riguardo qualche registrazione dei nostri show del passato, mi domando se davvero sapevo cosa stessi facendo o cosa diavolo volessi dimostrare conciato a quel modo! Alla metà degli anni ottanta, F decise di ridurre il lavoro incalzante fino ad allora condotto, ritirandosi nella sua residenza di 28 stanze a Kensington, Londra, tenendo a bada il mondo con delle mura alte 3,5 metri. Voglio la mia riservatezza e credo di aver fatto il possibile per ottenerla. Come Greta Garbo non è vero? Vergine, stesso segno zodiacale. Comprò questa residenza nel 1981 pagandola 28.000 sterline, ma vi entrò solo dopo quattro anni, apportandovi nel frattempo parecchie modifiche e arredandola con antichità nipponiche. Ogni persona che guadagni parecchî soldi ha un sogno che vuole realizzare e io mi sono potuto permettere quello di avere una abitazione meravigliosa come questa. Tutte le volte che guardavo film di Hollywood realizzati in abitazioni raffinate con profusione di arredamenti, desideravo per me quel genere di cose e adesso le ho. Ma per me era più importante dedicarmi alle dannate cose che alla fine ho fatto, piuttosto che andarci a vivere. Sono proprio così; una volta che ho una cosa, non ne sono più entusiasta. Amo ancora quella casa, ma il vero piacere è stato di potermela permettere. Talvolta, quando sono solo di notte, mi immagino che quando sarò cinquantenne mi nasconderò in quell’abitazione come fosse un rifugio, e allora comincerò a farne una vera casa. In ogni modo, così come va oggi, posso passare in Inghilterra solamente sessanta giorni all’anno per motivi fiscali.
All’inizio del 1989, F annunciò con un comunicato stampa che non avrebbe più fatto tour in futuro. In una delle sue ultime interviste, Mercury spiegò perché si fosse calmato così tanto. Personalmente ne ho abbastanza di queste luci bombardanti ed effetti scenici; non penso che un uomo di 42 anni possa correre su e giù con la sua calzamaglia da acrobata per molto ancora. Non posso continuare a fare rock nel modo in cui l’ho fatto in passato. Sarebbe troppo. Non è il modo di comportarsi di un uomo ormai cresciuto. (…) Ho detto basta alle notti di feste selvagge. Questo non significa che sia malato, ma solo fuori età. Non sono più un novellino. Ora preferisco passare il tempo a casa… non penso che le mie ossa invecchieranno molto e non me ne importa. Ho vissuto una vita in pieno. Ho veramente fatto tutto e non m’importerebbe nulla di morire domani.
Ciò nonostante il colpo più terribile dovette ancora arrivare; le voci circa il cattivo stato di salute di F si fecero sempre più insistenti. Roger durante un’intervista rispose: Cosa? Sono solo stupide voci! Come ha dimostrato col nuovo album, F sta bene come sempre. Qualche giorno fa c’è stata una festa a casa di Brian e lui non dava certo l’impressione di essere sul letto di morte… Anche noi abbiamo sentito queste ciarle, certo, ma sono del tutto ridicole.
Il 18 febbraio 1990, i Queen fecero una rara apparizione pubblica per ricevere un ennesimo premio, ma F non aveva una bella cera e fece un’esibizione tirata, provocando nuove insinuazioni… Sta bene e di sicuro non ha l’Aids. È vero, è stato un po’ sfortunato ultimamente, ammise Brian quando gli vennero chieste spiegazioni. Penso che il suo sfrenato stile di vita, basato su un rock’n’roll selvaggio, abbia avuto la meglio su di lui. F non vuole realizzare alcun video per il prossimo album. Preferirebbe non andare nemmeno in tour. Penso soltanto abbia bisogno di una pausa. Il 13 novembre, il quotidiano scandalistico The Sun, basandosi su questa citazione di Brian, uscì col titolo «È ufficiale! F è gravemente malato!», affermando inoltre che il cantante fosse virtualmente confinato nella sua abitazione londinese. Più avanti, nel corso dello stesso mese, The Sun pubblicò una foto di F mentre usciva dallo studio di Harley Street del medico F. Gordon Atkinson «con l’aspetto stravolto ed emaciato». Un portavoce della band dichiarò: Ha lavorato per quattro mesi al nuovo album. È sol-tanto esausto. The Sun intervistò il guardiano dei pinguini attori nel video di ‘I’m going slightly mad’, il quale dichiarò: F non ha affatto un bell’aspetto. Il solito portavoce dei Queen ribatté: Sta bene. Si è divertito a fare il video, ed è molto contento di essere tornato in scena.
Il 23 novembre 1991, le peggiori chiacchiere furono confermate. Coloro che stettero più vicini a F furono a conoscenza dell’inevitabile molto prima che accadesse. La sua malattia rimase segreta per molto tempo, lontano dai riflettori e dai pettegolezzi. Per quanto la decadenza fisica degli ultimi tempi, (lo dimostrano i video di allora), fosse ormai evidente, il mondo fu comunque scioccato dalla notizia che venne annunciata alla Federazione della Stampa:
«A seguito delle enormi congetture fatte dalla stampa nelle due ultime settimane, lesse un portavoce, voglio confermare che sono risultato positivo al test HIV e sono malato di Aids. Ho ritenuto corretto mantenere quest’informazione riservata fino ad oggi, per proteggere l’intimità di coloro che vivono intorno a me. Comunque, è arrivato il momento per i miei amici e ammiratori di tutto il mondo, di conoscere la verità, e spero che ognuno si unirà ai miei dottori e a coloro che sul pianeta combattono contro questa terribile malattia. La mia vita privata mi è sempre stata molto cara, e sono famoso per la scarsità d’interviste rilasciate. Vi prego di capire come desideri che questa mia politica continui.»

(…) Ho vissuto per il sesso. Ora, sorprendentemente, ho preso proprio la strada contraria. L’AIDS ha cambiato la mia vita. Ho smesso di uscire e mi sono trasformato piuttosto in una monaca. Ero estremamente occasionale e promiscuo, ma ora non più. Inoltre, non rimpiango per nulla quel genere di vita.

Il cantante, già tempo prima, si ritirò in grande stile nella sua abitazione londinese, rifiutandosi di vedere qualsiasi persona, persino i suoi compagni di mille battaglie, ma nessuno sa da quanto tempo fosse a conoscenza della sua malattia; qualcuno stima il periodo in 5 anni.
Si spense la sera del 24 (verso le 19:00), chiuso nella sua tormentata solitudine che per tutta la vita lo accompagnò come una fedelissima ombra, stroncato da una
polmonite che il suo danneggiato sistema immunitario non fu in grado di combattere. Già da prima i fan si radunarono all’esterno dell’abitazione e per tutto il giorno ci fu un andirivieni ininterrotto. Tra gli ultimi visitatori vi furono i genitori e la sua ragazza di un tempo, Mary, (che ora vive nella villa del cantante). Alla cerimonia funebre parteciparono solo pochi amici intimi e le persone a lui più vicine.

F fu cremato il 27 novembre al West London Crematorium e molto probabilmente sono i genitori a custodire le sue ceneri.

Tutto il mondo pianse la sua scomparsa, dai fans ai colleghi, che lo vollero commemorare con un grande ed entusiasmante concerto: il F Mercury Tribute, che si tenne il lunedì di Pasqua, 20 aprile 1992, allo stadio di Wembley. Un concerto, si disse, per dare un tributo alla vita di Mercury e al suo lavoro. Tutti i 72.000 biglietti furono venduti entro sei ore dall’apertura dei botteghini. Brian: Stasera siamo qui per celebrare la vita, l’opera e i sogni del solo e unico F Mercury. Stiamo per darvi la più grande performance della storia. Questo è il nostro tributo al padrone del palcoscenico, le cui opere alludevano alla sua mortalità, mostrava comunque un amore per la vita eguagliato da pochi. F Mercury può essere morto, ma la sua leggenda continua a vivere…
La tragica scomparsa di Freddie, interruppe forzatamente il cammino del gruppo. Interrogato sull’argomento, May rispose che la riformazione del gruppo è piuttosto improbabile. Senza F è impossibile. Non era solo il cantante della band, era gran parte di noi. Tutto quello che facevamo, le preparazioni dei dischi, i concerti, erano con F e per F. Non troveremo mai un altro con la sua verve e il suo modo di stare sul palco. D’altra parte, il futuro è una grande incognita, e comunque “the show must go on”…

…Ho vissuto una vita in pieno. Ho veramente fatto tutto e non mi importerebbe nulla di morire domani… Non ci potrebbe essere una migliore epigrafe.
La Regina è morta, viva la Regina.

ANNIE LENNOX: Per me F è il simbolo di un’epoca in cui la gente non aveva paura di vivere la propria vita. Forse non vivremo più tempi simili, ma al suo stile è collegato un glorioso spirito di ribellione, di libertà che rappresentava l’anima del rock’n’roll.
LISA STANFIELD: I dischi dei Queen hanno accompagnato tutta la mia vita, e tutti abbiamo perso parte di noi. La gente deve avere la consapevolezza di cosa sia l’AIDS e tutti insieme dobbiamo combatterlo. Per amore nostro e per amore di F Mercury.
DAVID BOWIE: Era ironico, intelligente e molto geniale, ed anche chi non ha mai digerito la sua musica, lo ricorderà come una persona originale. La sua scomparsa aiuterà i giovani ad affrontare il problema dell’AIDS con molta più coscienza.
FRANCIS ROSSI (Status Quo): Sono sconvolto. Siamo tutti preoccupati che possa accadere, ma quando succede è davvero triste. F fu uno dei pochi eletti che potesse tenere acceso uno stadio intero. Insieme a milioni di fans per tutto il mondo, anch’io sentirò la mancanza delle sue eccezionali esibizioni e della sua brillante voce.
PHIL COLLINS: Ho la più grande ammirazione e un enorme affezione per lui.
BOB GELDOF (a Live Aid): Furono in assoluto la più grande band quel giorno, al di là di ogni personale preferenza. Suonarono meglio di tutti, fecero la musica migliore, diedero proprio l'idea di un juke box globale. E fu il luogo ideale per Freddie. Poté atteggiarsi nei suoi modi effeminati di fronte al mondo intero.

 
 

BIBLIOGRAFIA:
Queen - Tutti i testi con traduzione a fronte. 1992, Arcana Editrice.
Queen. Super Stars (n.1)
Freddie Mercury: The legend lives on. 1992, Nowscreen Ltd.
Queen - La storia illustrata. 1992, Ken Dean, Omnibus Press. 

 

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